1. 3.    IL MEIC PER IL RINNOVAMENTO DELLA CITTA’

La città è diventata oggi terra di missione. Essa ci interpella come cristiani a trasformare i valori evangelici in azioni, anche in collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà.

Il MEIC si sente impegnato a contrastare nella città la trionfante cultura della divisione, promuovendo nella vita familiare, sociale, politica, professionale la cultura dell’unità, della collaborazione/cooperazione e della reciprocità.

Molteplici sono gli ambiti della vita sociale, culturale, politica nei quali oggi la nostra intelligenza di uomini e donne credenti è sollecitata a comprendere gli avvenimenti e le ragioni, talvolta inespresse, dei cambiamenti in atto. Senza pretendere di affrontare le molte questioni oggi aperte nel nostro Paese e nel mondo, ci pare importante individuare alcune urgenze su cui il nostro movimento intende riflettere e svolgere quel compito di discernimento che appartiene alla sua storia e alle motivazioni profonde della sua stessa presenza nella Chiesa.

Sappiamo di dover essere una presenza critica in una società connotata da una invasiva cultura consumistica che ha distorto il sistema dei nostri bisogni. Sta al nostro impegno non omologarci ad essa, ma contribuire a ridare spessore e significato alle esperienza di vita e alle relazioni.

3.1  Essere cristiani nell’attuale contesto politico e sociale

“Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” dice il Vangelo; se leggiamo queste parole insieme a quelle sull’essere nel mondoe non del mondo, comprendiamo che il mondo non può essere considerato affari di altri, e la sua condizione non è un elemento per noi indifferente.

Questo impegno trae la sua origine nel comando dell’amore; e sarebbe ben strano che l’amore verso i fratelli si fermasse alle porte delle città, nelle quali lasciare spazio libero alle azioni e ai desideri di ognuno, senza preoccuparci del modo di vivere. Sarebbe privo di giustificazioni un nostro tirarci indietro davanti alle offese, dalle più piccole a quelle sanguinose, arrecate “agli orfani e alle vedove”, alla cui difesa viene invocato l’intervento di Dio nell’Antico Testamento.

Di fronte a queste realtà, è anzitutto necessario dare un’impronta di sobrietà a tutta la nostra vita, denunciare con forza i soprusi e le ingiustizie, richiamarsi alla  necessità di porre regole giuste e rispettarle, condannando con forza la corruzione, oggi l’attacco più insidioso  alle libertà in una società democratica.

Non basta quindi richiamarlo soltanto nella nostre chiese, ma deve essere testimoniato quotidianamente, memori delle Parole di Gesù: ”avevo fame e mi deste da mangiare …” , ben sapendo che questa consapevolezza del legame indissolubile tra attesa del Regno di Dio e impegno per la costruzione della città dell’uomo, così viva negli anni del post-Concilio, oggi sembra essersi affievolita nel contesto di una cultura individualista e deresponsabilizzante.

Il MEIC invita i propri iscritti a tradurre nel concreto la passione per la città, promuovendo occasioni di approfondimento e confronto, elaborando proposte, incoraggiando impegni di cittadinanza attiva, sostenendo e promuovendo la formazione politica dei giovani.

L’amore poi ci impone di lavorare con tutte le donne e gli uomini  che Dio ama. Un’ attenzione particolare va alle nostre sorelle che vengono fatte oggetto di violenza tutti i giorni, spesso nel chiuso della famiglia, o offese dal maschilismo di questa nostra società e talvolta di questa stessa nostra Chiesa. Bisogna riscrivere allora una grammatica delle relazioni affettive capace di superare tutti quei comportamenti che alimentano uno stile di rapporti predatorio e possessivo tra i due sessi.

Dobbiamo impegnarci a contrastare fenomeni di razzismo che vorrebbero ributtare in mare quelli che approdano sulle nostre spiagge, spinti dalla paura, dalle violenze, dalle guerre. Dobbiamo ricordarci di essere cristiani quando la faccia della Chiesa viene sfregiata con l’ossequio ai criminali, con l’alleanza con i signori delle tangenti e delle speculazioni, con l’orribile abuso di anime innocenti, a lei affidate; e avendo ben chiaro che la difesa della legalità   è un impegno a favore della libertà di chi non ha voce per difendersi.

 

La passione e l’impegno per il bene comune sono quindi irrinunciabili per il cristiano, che non deve cedere al qualunquismo e alla perdita della speranza. E la risposta alle istanze politiche non può trovarsi in progetti anche molto innovativi, ma fragili  e spesso anche ambigui, quanto nella riscoperta di rinnovate e democratiche forme di partecipazione.

IL MEIC intende infine contribuire, nell’attuale periodo di riforme che si vorrebbero strutturali, al formarsi di scelte che, senza pregiudizi o preclusioni ideologiche, tendano ad un modello sociale ed istituzionale che conservi un corretto equilibrio tra i poteri dello Stato, snellisca e semplifichi il rapporto tra cittadini e burocrazie, mantenga un contatto diretto tra eletti ed elettori, prioritariamente con la richiesta, nelle opportune sedi, del ripristino delle preferenze nelle leggi elettorali, contemperi il principio della democrazia decidente (il che presuppone stabilità delle maggioranze), e quello della tutela delle minoranze, riservando loro un ruolo importante nel potere di controllo democratico.

3.2   L’equità nei rapporti sociali (in ordine in particolare al tema del lavoro e delle scelte economiche)

I rapporti tra economia ed etica richiedono una riflessione rinnovata, che tenga conto sia dei cambiamenti nella struttura dei sistemi economici nel contesto della globalizzazione, sia di evoluzioni manifestatesi negli studi e nella cultura economica diffusa. In particolare si devono contemperare criteri di sostenibilità economica, con obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale.

Per riavviare lo sviluppo bisogna restituire alla società e all’economia la possibilità di dotarsi delle risorse necessarie a perseguire il bene pubblico e scegliere i settori nei quali investire, puntando soprattutto alla formazione e alla ricerca in ambiti tecnologici utili allo sviluppo; allocando in particolare risorse specifiche per i giovani  e per progetti di nuova imprenditorialità giovanile e diffusa. Agli imprenditori va chiesto più coraggio e assunzione di responsabilità sociale, ma all’impresa, così riorientata, va riconosciuto la centralità nella creazione di lavoro  e di reddito.

L’impersonalità di molte operazioni finanziarie riduce la sensibilità all’aspetto etico di questo tipo di scelte: sono necessarie una riflessione di tipo culturale, la diffusione della finanza etica e la promozione di una politica che contrasti almeno le più gravi deviazioni dall’uso proprio della finanza, quello del supporto all’attività produttiva.

Un problema centrale è quello dell’equità distributiva: è necessario riproporne il valore rispetto a concezioni che ritengono accettabili anche situazioni caratterizzate da una forte disuguaglianza. Deve essere promossa un’inversione dell’aumento della disuguaglianza nei redditi, nella ricchezza e nelle condizioni di vita, anche considerando le conseguenze della disuguaglianza rispetto al funzionamento del sistema economico.

La solidarietà necessaria per ridurre la disuguaglianza non deve manifestarsi soltanto, o prevalentemente, a livello dell’impegno individuale o tramite organismi privati del Terzo Settore: per questo scopo è irrinunciabile l’uso dello strumento fiscale. Una fiscalità che, però, va resa più sostenibile, riportandola al principio costituzionale della progressività del sistema tributario, nonché al dovere generale di “concorrere alla spesa pubblica in ragione della capacità contributiva quale adempimento di uno dei doveri di solidarietà economica, politica e sociale sanciti dall’art. 3 della Costituzione”, il che presuppone un contrasto convinto ed efficace all’evasione fiscale, fattore distorcente a livello morale ed economico promuovendo leggi più severe e precisando che l’evasore, da un punto di vista cristiano è un peccatore.  Per quanto attiene la spesa pubblica, il giusto obiettivo di ridurne gli sprechi e le occasioni di illeciti arricchimenti, non deve far dimenticare il ruolo che essa ha nel realizzare condizioni sociali più accettabili.

Un’attenzione particolare deve ricevere il problema della disoccupazione: in un contesto in cui la sostenibilità e la condivisione di risorse scarse con Paesi in via di sviluppo non consentono crescita con l’attuale struttura dei consumi, la disoccupazione rischia di diventare strutturale a meno di riforme sostanziali, che restituiscano centralità all’economia reale, che contrastino lo strapotere della finanza, e che rilancino il ruolo dell’impresa, anche in settori prima trascurati (l’economia verde, per esempio).

Approccio diverso e specifico richiede un tema centrale in Italia da tempo, ma che di recente ha cambiato ancora una volta dimensioni e specificità: la questione meridionale, che va comunque percepita comeproblema dell’intero paese, da affrontare in un’ottica di solidarietà.

Alcune analisi evidenziano che il divario Nord – Sud è da connettere anche alla debole cultura civica di una parte non irrilevante della società meridionale, per cui le soluzioni del problema vanno ricercate innanzitutto sul piano culturale e politico, con un grande investimento educativo da destinare alle più giovani generazioni. L’impegno di tanti cristiani al Sud, già intenso e tenace, deve essere ulteriormente accompagnato e sostenuto dai cristiani del Nord e del Centro per non isolare coloro che operano in quei contesti in cui si è consolidata un’alleanza malvagia tra comunità, istituzioni e criminalità organizzata.

Siamo consapevoli di dover impegnare le nostre risorse culturali per vincere Il degrado morale che cresce con l’aggravarsi della crisi economica, in cui tutti gli indici di una debolezza strutturale dell’economia meridionale, come ad esempio l’altissimo tasso di disoccupazione giovanile e femminile, sono in stretta connessione con l’espansione di una rassegnazione senza speranza.

In questo quadro, la Chiesa meridionale è chiamata a un impegno rilevante; essa può e deve coagulare, valorizzare e rendere efficaci le energie profuse da quei fedeli che vivono la loro fede anche come un impegno per promuovere sviluppo, solidarietà, educazione e rispetto della legalità.  Deve mirare ad una presenza rinnovata in stile e contenuti, in modo da  contribuire efficacemente al progresso civile e sociale delle nostre comunità. E nei contesti dominati dalla arroganza della criminalità, superando limiti storici, deve trovare coraggio sufficiente nella denuncia e nella testimonianza, in modo da non lasciare più tale scelta ai singoli, che lo hanno fatto spesso fino al martirio.

Nei rapporti internazionali è necessario correggere alcune importanti distorsioni indotte dal processo di globalizzazione in atto, anche compiendo scelte radicali e coraggiose. Non è accettabile, specialmente a livello europeo, una competizione tra gli Stati attuata attraverso la riduzione del carico fiscale o dei diritti dei lavoratori.

La necessaria crescita dei Paesi economicamente più deboli deve accompagnarsi non tanto a una riduzione del reddito medio nei Paesi più sviluppati, quanto ad una riduzione della disuguaglianza interna in questi Paesi e anche a un cambiamento del modello di sviluppo e dello stile di vita. In questa direzione, uno strumento essenziale è costituito dal comportamento consapevole dei consumatori, con il potenziamento e la diffusione della sensibilità che oggi già si manifesta al riguardo.

A fronte di problemi ambientali e sociali (riscaldamento globale, risorse non rinnovabili, disuguaglianza, …) che richiederebbero una forte attenzione alle conseguenze a lungo termine, si verifica un accorciamento preoccupante dell’orizzonte temporale sul quale vengono prese le decisioni. Il problema richiede di essere affrontato a livello strutturale, essendo legato, per le decisioni delle imprese, alla deformazione del ruolo della finanza aziendale e dei mercati finanziari; per le decisioni politiche, all’eccessiva attenzione alle reazioni a breve degli elettori. Va, invece, evidenziata la necessità della predisposizione di un progetto complessivo di politica industriale, che consenta di proiettare nel tempo le conseguenze delle scelte di oggi.

3.3 Impegno «artigianale» per la pace e la collaborazione fra i popoli.

Il MEIC può dare un suo contributo alla pace e al buon governo tenendo viva la riflessione sul collegamento tra qualità della convivenza civile e della democrazia in Italia, e i condizionamenti internazionali. Deve entrare nella consapevolezza comune il grande insegnamento della Pacem in terris sull’«interdipendenza fra le comunità politiche»: sul «rapporto vitale» tra «il progresso sociale, l’ordine, la sicurezza e la pace» di ciascuna e di tutte. «La pace fra tutte le genti» è un valore che si costruisce nella storia sul fondamento di altri valori: la verità, la giustizia, l’amore, la libertà, la misericordia.

La Pacem in terris, il Concilio nella Gaudium et Spes, le grandi encicliche sociali di Paolo VI e Giovanni Paolo II, i successivi approfondimenti nei messaggi annuali per la giornata della pace, fino allo sguardo globale sui problemi del pianeta offerto da Benedetto XVI nella Caritas in veritate, ci hanno costantemente orientati alla visione di una «comunità mondiale», di una «collaborazione della famiglia umana» la quale andrebbe sempre più orientata a una cultura di riconciliazione e ispirata a politiche di perdono interreligioso, sociale – cioè tra popoli e gruppi diversi – e di remissione del debito dei Paesi in via di sviluppo.

Vanno incoraggiati processi di cooperazione e di partecipazione internazionale, senza tuttavia compromettere le specificità culturali e la libertà dei popoli, impedendo così che percorsi di integrazione nascondano volontà egemoniche, politiche e culturali, capaci di generare nel tempo conflittualità ed odi vecchi e nuovi; il continente europeo sappia fungere in questo senso da modello virtuoso.

L’Europa oggi si pone nel mondo come esempio di cammino collaborativo tra popoli diversi, combattutisi per secoli, fino alle guerre mondiali del secolo scorso. Essa deve proseguire il cammino ancora lungo e faticoso della sua crescente integrazione e unità politica: perché le sue istituzioni mantengano e radichino un welfare sostenibile, mirino a traguardi d’inclusione e solidarietà, esprimano attenzioni lungimiranti alle giovani generazioni e politiche di pace sulla scena internazionale, non solo nel Mediterraneo e verso l’Africa, ma anche ai suoi confini orientali, adesso pesantemente e immotivatamente minacciati. L’Europa cui tendere, insomma, non è quella dei banchieri, né dei burocrati, ma quella dei popoli: in tal senso andrebbe rafforzato e promosso l’istituto e il senso della cittadinanza europea.

Riguardo alla «promozione della pace e della comunità tra i popoli», il Concilio, svoltosi in anni di guerra fredda, ha prodotto una visione di equilibrio e di sintesi: tra la profezia (su «la vera e superiore concezione della pace» secondo il messaggio evangelico); «il diritto di una legittima difesa dei valori fondamentali della persona e anche della libertà religiosa» e i suoi limiti; la promozione della coscienza («l’estrema urgente necessità di una rinnovata educazione degli animi e di un nuovo orientamento nell’opinione pubblica»).

Dal Concilio in poi, sempre più la nostra Chiesa ci ha abituati a un’esperienza di fede proiettata in comunione universale con tutti i popoli, non ripetendo necessariamente l’impronta europea nell’impegno di evangelizzazione, ma ponendo al centro dell’annuncio e dell’azione pastorale la dignità della persona. Nelle nostre città e regioni, l’apertura al mondo è portata dalle iniziative imprenditoriali e di lavoro, dallo scambio di docenti e studenti nelle scuole e università, dalle esperienze missionarie delle chiese locali, di suore, religiosi, volontari laici, preti diocesani fidei donum. (Pas Pax Romana)

Papa Francesco interviene frequentemente sulle questioni della pace e della solidarietà, sia esprimendo con forza il suo allarme per una terza guerra mondiale parcellizzata in atto, sia insistendo per un atteggiamento contro «la cultura dello scarto» e «la globalizzazione dell’indifferenza». Nell’Evangelii gaudium, proposta gioiosa sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, mette a fuoco le connessioni tra «il bene comune e la pace sociale», impostandole concretamente  e invitando a “lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione di risultati immediati”, a “sviluppare una comunione delle differenze”, a “cogliere, comprendere e dirigere la realtà, illuminata dal ragionamento”, cercando una sintesi tra il tutto e la parte, cioè tra dimensione globale e vita locale.

E’ così indicata una via di conversione attraverso il discernimento e l’attitudine al dialogo: un impegno, cui il MEIC deve dare un suo specifico apporto, al quale il Papa usa dare la qualifica di “artigianale”; vien da dire un impegno laico, per professionalità laicali, da curare con la raffinatezza, la pazienza e la passione con cui lavorano gli artigiani e che i cristiani sono chiamati a svolgere accanto a uomini e donne di ogni popolo e cultura, come indicava papa Giovanni nel suo affascinante messaggio per «la pace nelle terre», tra i popoli, gli stati e le nazioni.

E’ indubbio il ruolo importante che, su questo terreno, possono svolgere e già svolgono “la rete” e i nuovi media, verso i quali occorre coltivare e diffondere un approccio disponibile e fiducioso, ma anche un giusto spirito critico, che percepisca e rifiuti superficialità, violenze e banalizzazioni, e senza assolutizzarli come unica esperienza di partecipazione.

3.4  I nodi problematici connessi alla relazione di coppia, alle diverse relazioni affettive e alle esperienze familiari.

 Rendere vivo il Concilio, oggi, su questi temi, significa, per un movimento che si riconosce nel mandato di operare nella comunità ecclesiale con un  forte “impegno culturale”, riflettere sui contributi delle scienze umane e delle esperienze dei laici, sposati in questi cinquant’anni. L’occasione per dibatterne nella coincidenza cronologica con il termine dei lavori del primo dei due Sinodi indetti da papa Francesco sulle “sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della evangelizzazione” non solo chiede di tenere conto di quanto sarà emerso in quei giorni (e comunque delle risposte al questionario già pervenute tramite gli episcopati di tutto il mondo) ma anche di fornire ulteriori contributi in vista del Sinodo conclusivo del 2015.
Occorre anzitutto che si dedichi un’attenzione prioritaria alle relazioni di coppia. Chi “si sposa nel Signore ” assume una precisa responsabilità di fecondità ministeriale, in primo luogo nei confronti della propria coppia. Le caratteristiche dell’amore coniugale, che nel matrimonio riveste la dignità di segno sacramentale della Grazia chiaramente indicate da Paolo VI, sono la sua piena umanità, la sua totalità, la fedeltà e la fecondità. Una attenzione particolare, in ordine ai requisiti della “piena umanità” e della “totalità”, va oggi rivolta alla valorizzazione dei linguaggi del corpo e della psico-sessualità, secondo insostituibili contributi di chi quelle esperienze vive in  prima persona e quotidianamente. E’ importante poi che la fedeltà sia sempre più  valorizzata in  una accezione positiva e  dinamica della relazione coniugale.

Se la coppia è la prima destinataria della propria “fecondità”, il suo amore si estende naturalmente ad altri destinatari – i figli, gli altri familiari o conoscenti (specie se anziani, ammalati, poveri)- nell’impegno sociale, in particolare rivolto ad altre famiglie. E proprio per questa centralità va ripresa e rafforzata l’opera di educazione alla vita della coppia e della famiglia, fin dal suo formarsi, compito più ampio della tradizionale “preparazione al fidanzamento e al matrimonio” che pure accusa segni evidenti di stanchezza.

Prestando grande attenzione alle importanti riflessioni che stanno accompagnando il Sinodo sulla famiglia, a distanza di quasi cinquant’anni, dalla Humanae vitae, anche il MEIC intende dare il proprio contributo sia all’attualizzazione dell’enciclica di Paolo VI, sia all’impegnativo problema delle nuove relazioni che si costituiscono dopo il fallimento del legame precedente. Vorremmo così aiutare la Chiesa ad interrogarsi sul significato di queste realtà nella vita ecclesiale, prendendo a cuore la sofferenza di chi non può accedere ai sacramenti, con attenzione alla tradizione della Chiesa nella sua storia e sensibilità ecumenica attraverso un confronto con le altre Chiese cristiane. Il MEIC inoltre condivide l’importanza di mantenere un atteggiamento “aperto alla vita”, ma richiamando il  significato di una genitorialità responsabile che, nel rispetto dell’equilibrio di ogni coppia e delle diverse stagioni della relazione coniugale, si impegni per una crescita armoniosa della comunità familiare. In tale prospettiva l’apertura alla trasmissione della vita deve conciliarsi con la situazione esistenziale di ogni coppia e deve essere rimessa alla loro scelta responsabile.

Non possiamo poi oggi trascurare la questione delle relazioni omoaffettive. E’ doveroso coltivare anche nelle nostre comunità una cultura che respinga l’omofobia e che dia spazio alla accoglienza e al dialogo anche con chi vive un legame con persona dello stesso sesso. Credenti  attenti e rispettosi di ogni persona, non hanno poi timore, nel confronto con tutti e senza rinunciare ai valori in cui essi credono, di collaborare a soluzioni legislative in grado di tutelare socialmente anche le unioni non matrimoniali.

L’attenzione alla “famiglia”, sempre centrale come “comunità formatrice ed educatrice”, va oggi allargata anche al di là dei confini della “famiglia cristiana”, di fronte ad aspetti sempre più peculiari e diversificati nelle nostre società.  Le nostre comunità ecclesiali, infatti, sono continuamente chiamate a confrontarsi e a rispettare le diverse espressioni di aggregazione familiare, che convivono nella nostra realtà sociale. Appare certamente condivisibile l’impegno di fare delle famiglie non tanto e non solo l’oggetto dell’attenzione sociale e pastorale, quanto , in primo luogo, un  soggetto attivo e consapevole delle proprie responsabilità nei confronti della società civile, politica ed ecclesiale. L’obiettivo va concretizzato a partire dalle comunità locali (parrocchie, quartieri, ecc.), estendendo l’attenzione a tutti i componenti del gruppo che a tali aggregazioni fanno riferimento, nelle loro diverse espressioni generazionali. Tra esse va considerato con crescente attenzione il ruolo dei nonni, che è un aspetto specifico di quello degli anziani in generale: in una società che, comunque, tende ad invecchiare sempre più e di fronte all’attuale, profonda crisi morale ed economica, agli anziani, e ai nonni in particolare, va riconosciuta una collocazione sociale, costruendo un modello di integrazione solidaristica tra le generazioni.

In presenza, infine, del prevalere di una concezione accentuatamente privatistica della famiglia, è necessario riaffermare il suo stretto rapporto con la società; di qui la necessità di un sostegno delle famiglie, specie di quelle con figli minori, con opportuni interventi, dall’accesso alla casa a un equo trattamento fiscale, rimuovendo gli ostacoli alla formazione stessa delle famiglia.

E’ poi necessario, come comunità civile e in particolare come comunità cristiana, abbandonare definitivamente un modello di società che riservava alle donne determinate funzioni in ambito familiare e domestico. Oltre alla pari opportunità in tutti i settori, al diritto al lavoro, all’uguaglianza di trattamento economico e alla tutela della maternità, da ampliare ulteriormente, ci impegniamo perchè dal punto di vista culturale, normativo ed organizzativo si affermi il diritto/dovere di donne e uomini di dedicare, in modo condiviso, il giusto tempo ai compiti educativi e di cura dei figli, al lavoro domestico, alla assistenza agli anziani. Questa decisione fondamentale, insieme al sostegno alle giovani coppie, potrebbe contrastare il costante calo demografico, frutto di paure e insicurezze, ed avviare ad una ripresa della natalità, segno di speranza e di fiducia nel futuro,  e testimonianza di apertura alla vita umana, il cui valore deve essere costantemente riaffermato.

3.5 Ambiente e territorio: l’urgenza di una strategia per il futuro

I problemi connessi con la sostenibilità – intesa qui come rispetto delle condizioni che consentano alle generazioni future una vita degna – hanno suscitato, in tempi recenti, crescente attenzione e preoccupazione. Ha certamente contribuito a ciò l’evidenza del cambiamento climatico in atto e il fatto che la sua origine antropica sia ormai condivisa da gran parte degli esperti.  Allo stesso tempo, i danni causati dai sempre più frequenti fenomeni meteorologici di grande intensità rendono evidente lo stato di incuria in cui l’ambiente è stato lasciato e motivano l’urgenza di un’ampia azione di prevenzione.

A destare preoccupazione non è solo la sostenibilità ambientale in senso stretto: la scarsità delle risorse – in specie di quelle energetiche, dell’acqua dolce, non rinnovabili in genere – non garantirebbe la sostenibilità senza opportuni interventi di politica economica a livello globale e senza un cambiamento nello stile di vita da parte almeno delle popolazioni attualmente privilegiate. La difficoltà di trovare soluzioni condivise per una ripartizione equa nell’accesso a queste risorse minaccia sempre di più di originare conflitti violenti.

Al centro di questi problemi vi è una questione di equità: permettere a tutti l’accesso alle risorse della terra, garantire il soddisfacimento dei bisogni essenziali dei popoli, adottare scelte che siano rispettose delle generazioni future. E si tratta anche di una questione di responsabilità concretizzata nella consapevolezza che le decisioni che assumiamo hanno conseguenze non solo per noi, ma per molti altri,  e nell’attenzione alla sostenibilità dei  meccanismi di sviluppo.

La ricerca scientifica e quella tecnologica hanno grande importanza per la soluzione di questi problemi e vanno quindi promosse a tutti i livelli. Ma non si tratta di questioni solo tecniche: vi è implicata la ricerca di un nuovo rapporto con le cose (da una situazione di servilismo alla relazione di utilità, dal consumismo sfrenato al consumo critico, dalla dipendenza all’uso sobrio e etico) e un nuovo rapporto con la natura (dalla violenza ambientale al rispetto del creato, dalla mercificazione della natura alla relazione con “nostra madre terra”, dall’uso indiscriminato alla responsabilità ambientale). Su questi temi vi è una urgente esigenza di informazione e di educazione.

I problemi legati alla sostenibilità hanno natura globale e locale e richiedono quindi interventi a diversa scala. Processi virtuosi devono però essere avviati dai singoli Paesi – e dunque pure dal nostro – anche prima e indipendentemente da tali accordi.

Vi sono inoltre problemi specifici dell’Italia:

    –  lo squilibrio nel rapporto città – campagna (modificazioni radicali dei processi di scambio e produzione locale, esodo dalle campagne e dalle montagne, rese più esposte a dissesti idrogeologici, cementificazione del territorio non solo di pianura), che richiede una strategia politica ed economica atta ad invertire la tendenza;

    – la compresenza o la vicinanza sullo stesso territorio di siti produttivi ed aree abitative, con eventuali conseguenti effetti sulla salute delle persone e sulla qualità della vita (generando una  possibile conflittualità fra diritto alla salute e diritto al lavoro);

   – le grandi opere (sono compatibili con le urgenze ambientali del nostro Paese, soprattutto nell’attuale momento economico?);

–  l’esigenza di un piano energetico nazionale per aumentare l’efficienza delle risorse e favorire l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche, la cui valorizzazione può consentire una diminuzione significativa dei consumi;

   – il tema dei rifiuti (educare al recupero e alla differenziazione, elaborare strategie a lungo termine), risolto in non pochi Paesi, mentre spesso in Italia ha assunto una coloritura drammatica, che ha favorito le infiltrazioni criminali.

All’interno di molti gruppi MEIC si è avviata da alcuni anni una riflessione su alcuni di questi temi, in relazione soprattutto a gravi emergenze locali, riflessione che dovrà proseguire, coinvolgendo quanto più ampiamente possibile le comunità ecclesiali e civili del territorio al di là di pregiudizi ideologici.

La frequenza e la gravità dei fenomeni di dissesto idrogeologico richiedono con urgenza un cambiamento di strategia fondato su:

– superamento della logica emergenziale a favore della prevenzione e della manutenzione del territorio, con adeguati e costanti finanziamenti, la cui entità risulterebbe enormemente inferiore alle spese conseguenti ai disastri;

– stop definitivo all’occupazione del suolo nelle aree a rischio e all’abusivismo, rimettendo al centro la tutela e la valorizzazione del paesaggio;

– superamento dell’illusione della infallibilità delle previsioni (esse sono indispensabili, ma possono sempre contenere margini di incertezza) e affermazione a tutti i livelli di una cultura della resilienza, della prudenza e dell’autotutela, supportata da adeguate misure organizzative a livello nazionale, regionale e locale.

3.6    Le risorse culturali  e intellettuali: educazione, formazione, valorizzazione

L’impegno educativo e formativo (inteso come compito di istruire, fornire le conoscenze e le competenze necessarie per il mondo del lavoro, e partecipare allo sviluppo della persona) deve anzitutto domandarsi quale cittadino intendiamo formare e per quale società.

Molte sono le criticità dell’attuale sistema scolastico ed universitario, su cui è urgente riflettere, anche all’interno del MEIC, elaborando proposte e indicazioni. Fra gli aspetti che meritano attenzione indichiamo i seguenti, senza alcuna pretesa di completezza:

–       promuovere l’idea che cultura ed educazione rappresentano la base della crescita integrale della persona umana, sono fondamentali per una riappropriazione critica della propria tradizione culturale in dialogo con le altre culture e per attivare uno sviluppo sociale e civile ed economico, equo e duraturo, svolgono una funzione inclusiva e di promozione sociale, aiutano nel fornire pari opportunità, in particolare  alle persone più svantaggiate, arginando  il dilagante incremento della diseguaglianza;

–   rivolgere una particolare attenzione ai giovani più a rischio, frustrati dalla dispersione scolastica e dal disagio familiare e sociale. Creare le condizioni per rilanciare tra i diversi attori  un nuovo “patto educativo”, che coinvolga la famiglia, la Chiesa, la scuola;

–       connettere la formazione scolastica e universitaria al “mondo reale”, aprendola alle tematiche dei diritti e dei doveri, dei bisogni, della giustizia sociale, della cittadinanza, dell’etica. Anche fuori dall’ambito scolastico è necessario che si promuovano occasioni  per la formazione di cittadini attenti ai valori civili e al bene comune;

–       stimolare le istituzioni a investire nella formazione e nella ricerca, finalizzandole a creare professionalità capaci di rispondere alle esigenze di una realtà in rapido mutamento, e a  rimotivare docenti e formatori, specie giovani, con strumenti legislativi idonei e politiche adeguate a valorizzare le loro competenze e le loro aspirazioni, valorizzando i non pochi esempi di educatori che già oggi portano nella scuola passione e professionalità, nonostante la condizione attuale di debolezza e marginalità;

–       promuovere una formazione integrale, che risponda alla domanda di un “nuovo umanesimo” : perché autonomia e libertà d’insegnamento caratterizzino scuole e università, sia pubbliche che private; perché transdisciplinarietà, interdisciplinarietà, interculturalità diventino prassi e chiavi interpretative della realtà nei curricula scolastici e universitari inoltre nella ricerca e nell’apprendimento;

–       acquisire una visione sistemica della comunità scolastica ed universitaria, come comunità educante eticamente responsabile e diffondere la cultura dell’autonomia e della responsabilità personale e istituzionale. Coinvolgere attivamente gli studenti nei processi di apprendimento, attraverso insegnanti che siano sempre piùaperti alla comprensione della realtà, desiderosi di apprendere prima di insegnare, che siano capaci di imparare ad imparare, per poi condividere con i giovani la fatica e la conquista del sapere;

–       fin dalla scuola primaria promuovere la formazione ai media, dalla stampa alla tv al web, per favorire la capacità di utilizzarli in modo critico e costruttivo, di interpretarne i messaggi, di acquisire  autonomia nelle scelte;

–       promuovere un’elaborazione culturale e una seria azione educativa che aiuti ad affrontare positivamente la crisi del maschile e del femminile

–       promuovere la conoscenza dei fondamenti del cristianesimo e di quelli di altre fedi, come ebraismo e islam, per contrastare l’ignoranza religiosa, che genera pregiudizi e mina la convivenza.